Flora batterica Intestinale, probiotici e immunità
Una caratteristica peculiare del sistema immunitario delle mucose (MALT in sigla), sia riguardo all’apparato respiratorio che intestinale, è di essere sede di una presenza – in alcuni casi discreta, in altri, ENORME – di popolazioni microbiche, la cui entità numerica supera di gran lunga quella delle cellule che compongono il nostro organismo.
In linea generale, tutte le cavità rivestite dalla mucosa in contatto con l’esterno sono colonizzate da quantità variabili di batteri, lieviti e altri microbi.
Il naso, la bocca e la vagina presentano una notevole popolazione microbica residente che, però, dalla laringe in giù e dall’uretra in su, tende ad assottigliarsi fino a scomparire a livello del polmone, dei reni e dell’utero.
Numericamente modesta a livello dello stomaco e delle prime porzioni dell’intestino tenue, diventa imponente a livello della parte finale dell’ileo e, soprattutto, nel colon. Per avere un’idea, basti pensare che circa dal 30% al 50% del volume del contenuto del colon è composto da microbi, in grandissima parte capaci di vivere in assenza di ossigeno (cosiddetti anaerobi).
E’ evidente, quindi, che tra l’organismo e queste popolazioni microbiche, organizzate in circa 500 specie diverse tra loro, si crea un equilibrio, una simbiosi di tipo mutualistico: noi forniamo il cibo ai microbi e loro ci riforniscono di sostanze utili (acidi grassi a catena corta, vitamine: quantità notevoli di vitamina K, ma anche del gruppo B).
Oltre a ciò, oramai sappiamo soprattutto che un’equilibrata flora batterica intestinale regola l’integrità della mucosa, rafforzandone la funzione di barriera nei confronti dei patogeni e stimolano un’equilibrata risposta immunitaria.
Anche se la stragrande maggioranza delle popolazioni microbiche autoctone non è patogena, ci sono gruppi di microrganismi potenzialmente patogeni, ben insediati, che non producono segni di alterazione o di malattia perché vengono tenuti sotto controllo da parte del sistema immunitario.
Ma c’è di più: l’insieme di queste popolazioni, patogene e non, costituisce una fonte di stimolazione fisiologica del sistema immunitario su cui esso si forgia e mantiene il proprio equilibrio che è costruito, come sappiamo, sulla bilancia tolleranza-reattività.
I microrganismi, infatti, sono accasati nella mucosa, quindi non a contatto con il sistema immunitario, ma quantità limitate di loro riescono a penetrare l’epitelio fino alla lamina propria, dove incontrano le cellule immunitarie, che pertanto vengono allenate a rispondere in modo tollerante o aggressivo.
LA COSTRUZIONE DELLA MICROFLORA E DELLA SIMBIOSI INTESTINALE.
Prima della nascita non c’è colonizzazione batterica intestinale. La discesa nel canale vaginale mette in contatto il bambino con la flora batterica materna: questo comporta una prima colonizzazione, che verrà completata sia dal contatto con l’ambiente esterno sia dall’allattamento al seno. Il completamento dell’insediamento della microflora si realizza non prima dei due anni.
I fattori ricordati, condizionano la quantità e la qualità della microflora infantile.
Studi dimostrano che i bambini nati con cesareo, da madri trattate con antibiotici in vista dell’intervento, a sei mesi di età, hanno una colonizzazione ritardata e una composizione molto diversa da quella dei bambini nati con un parto naturale: pochi bifidobatteri e quasi nessuna colonia di B. fragilis, che sono fondamentali per la corretta produzione di IgA e IgM secretorie; poche colonie di Escherichia coli a vantaggio di enterobatteri tendenzialmente più patogeni come Klebsiellae.
Anche i nati prima del tempo e trattati in terapia intensiva hanno una microflora alterata: pochi anaerobi e molti ceppi potenzialmente pericolosi, come Clostridium e Pseudomonas.
L’allattamento è un altro fattore importante per la costruzione di un buon ecosistema intestinale. Oltre cento anni fa (nel 1900), è apparsa la prima comunicazione scientifica che ha segnalato il dominio del Bifidobacterium nell’intestino del bambino allattato al seno.
Studi recenti hanno paragonato la microflora degli allattati al seno con quella dei bambini allattati artificialmente: nei primi ci sono meno ceppi potenzialmente patogeni, come clostridia ed enterococchi, e più bifidobatteri.
Inoltre, negli allattati al seno, i ceppi di Escherichia coli sono meno virulenti.
Da un punto di vista clinico l’allattamento al seno riduce la diarrea, infezioni del tratto urinario, setticemia, enterocoliti.
Quali sono i meccanismi che possono spiegare questa protezione?
Certamente, il fatto noto che la madre, con il latte trasferisce anche anticorpi, soprattutto IgA secretoria, ma l’elemento più intrigante è che la madre, con il latte trasferisce una parte importante della propria microflora al neonato, ma, al tempo stesso, allattando, gli dà gli anticorpi per tenerla a bada e modellare su questo stimolo l’assetto del proprio sistema immunitario.
E’ evidente che un bambino non allattato al seno e/o prematuro avrà molta più facilità a prendersi infezioni di vario tipo; l’alterata flora intestinale è un fattore importante che spiega questa maggiore suscettibilità.
LA ROTTURA DELLA SIMBIOSI INTESTINALE.
La flora autoctona viene continuamente a contatto con microrganismi ingeriti con il cibo verso cui, una volta che si è pienamente insediata (nel terzo anni di vita), manifesta la propria ostilità riaffermando il proprio dominio in un territorio colonizzato.
La superiorità della flora autoctona nel proteggere le proprie fonti di approvvigionamento dall’invasione esterna deriva innanzitutto dal numero: diversi miliardi per grammo di muco contro relativamente pochi potenziali patogeni esterni.
Òa flora autoctona dunque è in grado di produrre una seria resistenza e tale resistenza è potenziata dall’attività del sistema immunitario mucosale e segnatamente dall’anticorpo principe del muco, l’IgA secretoria.
Questo equilibrio può essere disturbato e infine compromesso da una serie di fattori:
- Terapie antimicrobiche;
- Immunodeficienze anche transitorie;
- Interventi chirurgici che rompano le naturali barriere anatomiche;
- Malnutrizione;
- Stress fisici psichici di vario tipo.
IL RUOLO DEI PROBIOTICI.
Uno dei grandi pionieri dell’immunologia, il russo LLIA Mechnikov, all’aprirsi del secolo scorso, presentò a Parigi la prima comunicazione scientifica sul ruolo benefico del latte fermentato, battezzato yogurt.
In questi cento anni, una serie di studi dimostra che la somministrazione di microrganismi, come lattobacilli e i bifidobatteri, capaci di colonizzare la flora intestinale con effetti positivi sulla salute (per questo chiamati probiotici: “a favore della vita”), hanno come bersaglio privilegiato proprio il sistema immunitario.
Le conclusioni che si possono dare questi studi, rivisti da Erika Isolauri, pediatra immunologa dell’Università di Turku in Finlandia, sono così riassumibili: i probiotici aumentano la risposta immunitaria, ma, al tempo stesso, promuovono la tolleranza. Sono in grado, infatti di aumentare la fagocitosi nei sani e di sottoregolare l’infiammazione negli allergici.
Fonte: Immunita, cibo e cervello. – Bottaccioli, Carosella. – Tecniche Nuove
Commenti
Posta un commento